Cultura
Protettore della comunità guardiese è San Gaudenzio martire, giovane architetto che, al tempo dell’imperatore Vespasiano, progetta il l’Anfiteatro Flavio, definito molto più tardi “il Colosseo” , per le sue colossali proporzioni. Come per gli altri santi vissuti agli albori del cristianesimo, non si hanno notizie copiose e certe. E’ sicuramente un “testimone” di Cristo.
Nella “Guida ai misteri e segreti di Roma”, narra Longfellow (poeta americano deceduto nel 1882) “…è diffusa l’opinione secondo la quale l’architetto del Colosseo si sarebbe chiamato Gaudenzio. E, perché cristiano, fu ricompensato con l’essere gettato vivo fra le bestie feroci”. In un frammento tratto dalla “Guida ai misteri e segreti di Roma” (Ediz. Sugarno 1980 pag. 76) Mario Spagnol, nello stesso libro, ne conferma l’ipotesi con questa espressione: “Dodicimila ebrei compirono il Colosseo in un solo anno, sotto la direzione di un infelice che, col suo stesso supplizio, rallegrò uno dei primi spettacoli che vi furono allestiti”. Adesso l’intrepido giovane, rischia d’essere proclamato Patrono degli Architetti. I pochi resti del corpo, sottratti alle belve, vennero recuperati dai cristiani, e riposti nelle Catacombe di Prescilla sulla via Salaria.
Documenti dell’archivio parrocchiale testimoniano che nel gennaio 1751 l’arciprete della Cattedrale di Guardialfiera don Achille d’Elisiis, che si era recato appositamente a Roma per ottenere le reliquie di un santo martire, scrive al Capitolo della Cattedrale di avere avute le sacre spoglie del martire San Gaudenzio. Da Roma le ossa del martire, che erano state prelevate dal cimitero di Priscilla e concesse in dono dal Papa Benedetto XIV, furono condotte a Napoli dove nella casa del Marchese di Guardialfiera si deposero in un’urna d’argento, sigillata alla presenza del vescovo di Muro Lucano, monsignor Vito Moio. Da Napoli le sacre reliquie vennero portate a Guardialfiera dove giunsero nel pomeriggio del 7 aprile 1751. L’incontro del clero e del popolo col corteo che giungeva da Napoli, l’ingresso in Guardialfiera delle sacre ossa, portate a spalla da due sacerdoti Cappuccini che si trovavano a Guardialfiera per la Quaresima, la sua proclamazione a protettore principale della città sono state descritte con dovizia di particolari nell’atto appositamente formato dal notaio Leonardo de Quicis di Castelluccio Acquaborrana (ora Castelmauro). Lo stesso notaio, nel successivo 18 aprile 1751, ha redatto cinque atti per raccogliere la testimonianza di altrettanti fatti miracolosi avvenuti nel giorno dell’arrivo a Guardialfiera delle sacre reliquie o nei giorni immediatamente successivi.
Nel Parco Letterario, oasi di antica storia, tempo e luogo del racconto, immaginazione e realtà ritroviamo i monumenti, le persone,la campagna, i ruscelli, i tramonti di Guardialfiera. Angoli e percorsi cantati da Jovine.